Un immediato calo nel numero di tweet contenenti gli hashtag associati al gruppo antisemita e complottista QAnon del 73%, che ha raggiunto il 93% nel giro di una decina di giorni: questi sono gli effetti della decisione di Twitter di sospendere gli account riconducibili al gruppo estremista dopo i disordini di Capitol Hill dello scorso 6 gennaio, costati la vita a cinque persone
I dati sono stati resi pubblici dall’Anti-Defamation League (ADL), ong internazionale con sede a New York, che combatte l’antisemitismo e tutte le forme di pregiudizio. L’Ong sostiene che il caso di QAnon dimostri l’efficacia delle azioni intraprese dalle piattaforme social nel contrastare la diffusione di contenuti di odio, che incitano alla violenza e di fake news.
Tuttavia, sostiene l’organizzazione, Twitter aveva tutti gli strumenti a disposizione per agire prima dei disordini e il suo atteggiamento incoerente nell’applicare le sue stesse regole di condotta sulla condivisione dei contenuti ha permesso al gruppo di continuare a incitare alla violenza e all’odio, che il 6 gennaio si è trasferito fuori dal Web e ha dato vita ad una delle giornate più nere per la democrazia americana.
QAnon, il gruppo antisemita e cospirazionista vicino all’ex presidente Trump
QAnon è un gruppo antisemita e cospirazionista emerso nel 2017 da 4chan, un sito di imageboard. Da allora il gruppo è cresciuto e ha continuato a diffondere sul Web contenuti di odio, contrari ai valori democratici, fake news e incitazioni alla violenza.
Il gruppo sostiene che i governi (compreso quello americano) siano guidati da pedofili ed è molto popolare tra diversi esponenti di estrema destra. Tra i suoi supporter si contano sostenitori dell’ex presidente Trump e alcune persone a lui affiliate, come Michael Flynn (ex National Security Advisor di Trump, che si è dichiarato colpevole di aver mentito all’FBI in due occasioni distinte ed è stato poi perdonato dall’ex Presidente) e Sydney Powell, ex avvocato di Trump, con oltre un milione di follower sulla piattaforma social.
La riduzione dei tweet di odio dopo la sospensione degli account QAnon
Le autorità americane hanno accertato il coinvolgimento di alcuni dei membri di QAnon nell’organizzazione e nella partecipazione alle violenze di Capitol Hill. Per questo, il giorno dopo gli scontri ADL si è appellata a Twitter affinché sospendesse gli account dei supporter di QAnon.
Il giorno seguente (8 gennaio 2021), Twitter ha deciso di bloccare gli account di Flynn, Powell e di altri sostenitori del gruppo cospirazionista. L’analisi di ADL sul traffico di tweet contenenti hashtag associati a QAnon ha riscontrato un immediato calo del 73%, con un’ulteriore diminuzione del 93% nei giorni successivi.
Per valutare l’efficacia della decisione della piattaforma, ADL ha analizzato i tweet contenenti gli hashtag utilizzati più spesso dai supporter del gruppo cospirazionista dal 19 dicembre 2020 al 19 gennaio 2021.
Nelle due settimane precedenti i disordini di Capitol Hill, in cui sono morti un agente e quattro manifestanti, ADL ha rintracciato un totale di 24,700 tweet simpatizzanti QAnon, molti dei quali originati da account riconducibili a persone con grande visibilità sulla piattaforma.
Nello specifico, i tweet sono stati ricondotti a 656 account, 240 dei quali appartenenti a persone che hanno appoggiato pubblicamente il gruppo antisemita, per un totale di circa 38.6 milioni di follower raggiunti. Numeri che avrebbero dovuto spingere Twitter ad agire prima che la violenza si spostasse fuori dal mondo virtuale.
ADL: “I social media devono agire tempestivamente per contrastare l’odio online”
“Abbiamo visto più attuazione delle politiche di Twitter contro i contenuti estremisti negli ultimi giorni che in molti anni. E i risultati finora sono sorprendenti. Chiaramente, Twitter può agire con successo sui contenuti violenti quando viene spinto a farlo”, scrive ADL.
Un’azione arrivata troppo tardi, secondo l’ong, preceduta da mesi di inconsistenza da parte della piattaforma nell’applicare le sue policy sui contenuti. Nel luglio del 2020, infatti, Twitter aveva annunciato la sospensione permanente degli account associati a QAnon, decisione che aveva portato a un calo del 50% dei tweet e degli account con contenuti associati al gruppo.
Tuttavia, l’aumento del traffico dei topic associati al gruppo nelle settimane precedenti i disordini di Capitol Hill ha dimostrato come questa linea assunta dalla piattaforma non sia stata sufficiente a contrastare l’odio e le fake news diffuse da QAnon e dai suoi supporter.
“Twitter e altre piattaforme di social media non devono aspettare che una cospirazione pericolosa diventi diffusa, e che esploda in violenza, per agire. Quando una piattaforma annuncia una politica, l’azienda deve essere pronta a seguirla e ad essere ritenuta responsabile”, ribadisce l’ong.