di Monia Azzalini e Mirella Marchese – Osservatorio di Pavia
La nuova ricerca di ActionAid, realizzata con Osservatorio di Pavia e 2B Research, offre uno sguardo nitido su come disuguaglianze, stereotipi e forme di legittimazione della violenza attraversino la quotidianità delle donne: dalla casa agli spazi pubblici, dai trasporti al digitale. Lo scenario messo in luce riguarda direttamente il lavoro della Rete nazionale per il contrasto ai discorsi e ai fenomeni d’odio, perché mostra come l’odio, online e offline, non sia un episodio marginale, ma un elemento strutturale radicato nelle stesse basi culturali che alimentano la violenza di genere.
Il quadro emerso è allarmante: un uomo su tre giustifica la violenza economica, uno su quattro quella psicologica o verbale, e quasi due su dieci ritengono ammissibile anche quella fisica. Le forme di controllo vengono spesso interpretate come comprensibili reazioni ai comportamenti delle donne. Questa normalizzazione è il terreno fertile che permette ai discorsi e ai fenomeni d’odio di radicarsi, diffondersi e diventare socialmente tollerati, o addirittura legittimati.
Il legame tra discriminazioni e percezione di ostilità è evidente sia in spazi pubblici come strade, piazze, parchi, in cui si esercita la partecipazione attiva alla vita sociale, sia negli spazi virtuali del mondo digitale. Il 52% delle donne ha provato paura negli spazi pubblici (79% tra le più giovani); il 41% delle donne avverte un’esposizione al rischio nel frequentare spazi digitali come tecnologie, piattaforme e ambienti web, e tra le ragazze della Gen Z il 59% teme reazioni sessiste ai propri contenuti online.
Il report evidenzia anche quali sono gli stereotipi di genere che legittimano la violenza: l’idea che le donne ‘provochino’, che debbano essere controllate, che gli spazi pubblici e digitali non appartengano a loro davvero. Contrastare la violenza significa quindi intervenire sulle disuguaglianze che li rendono possibili, adottando politiche che non siano reattive ed episodiche, ma preventive e strutturali.
Per questo ActionAid chiede che almeno il 40% delle risorse dell’attuale Piano Nazionale Antiviolenza sia vincolato alla prevenzione primaria, con un piano strategico dedicato e un reale impegno di gender mainstreaming in tutte le politiche pubbliche. Una richiesta che evidenzia la necessità e l’urgenza non solo di sanzionare le manifestazioni più estreme, ma anche e soprattutto trasformare il contesto che le rende accettabili.
La ricerca conferma quello che la Rete denuncia da anni: non si può contrastare l’odio senza promuovere l’uguaglianza, e non si può parlare di uguaglianza senza riconoscere e cambiare il sistema di norme, rappresentazioni e poteri che ogni giorno limita l’autonomia delle donne. Prevenire significa trasformare linguaggi, immaginari, politiche, spazi.
Solo così si potrà fare in modo che tutto ciò che oggi accade domani finalmente non accada ancora, non accada più