Odiare non è uno sport, una campagna contro l’hate speech

da | Lug 6, 2023 | Approfondimenti

razzismo

 

L’odio online è un’emergenza globale anche sui campi di gioco. Anzi, sempre più spesso dagli spalti e sui social delle squadre l’hate speech avvelena le competizioni e il tifo, dove il razzismo usato come clava contro i giocatori si mescola con body shaming e misoginia nei confronti delle atlete. Lo ha certificato in occasione della giornata mondiale contro l’hate speech il 18 giugno anche un rapporto sugli abusi in rete nei confronti dei partecipanti dei Mondiali 2022 in Qatar presentato dalla Fifa (Fédération Internationale de Football Association): su 20 milioni di post e commenti analizzati, un software ha intercettato 434 mila post offensivi da parte di oltre 12 mila utenti, che sottoposti poi al controllo umano si sono ridotti, per così dire a 20 mila messaggi d’odio.

Si propone di monitorare e contrastare questo fenomeno la campagna “Odiare non è uno sport”, sostenuta dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e promossa dal Centro Volontari Cooperazione allo Sviluppo (Cvcs), con un rete di partners su tutto il territorio nazionale. Alla sua seconda edizione la campagna riproporrà anche quest’anno il “Barometro dell’odio nello sport”, un monitoraggio delle pagine Fb e Twitter delle principali testate sportive nazionali (La Gazzetta dello Sport, Tuttosport, Il Corriere dello Sport, Sky Sport e Sport Mediaset). Nella prima edizione del Barometro, realizzato dal 7 ottobre 2019 al 6 gennaio 2020, tra gli altri elementi è emerso il dato preoccupante di un livello costante di hate speech al di sotto del quale non si scende mai, pari al 10,9% dei commenti su Facebook e 18,6% su Twitter. Un’enormità.

Nel 2020 la campagna ha utilizzato anche la contronarrazione e le testimonianze di campioni dello sport come Igor Cassina, Paola Egonu, Stefano Oppo, Frank Chamizo. Anche quest’anno ci saranno testimonial e saranno coinvolti in percorsi formativi interattivi e multimediali sulle dinamiche dell’odio nello sport 600 docenti di scuole secondarie, 540 allenatori sportivi del target giovanile, 300 dirigenti di società/ASD, 2200 studenti di scuole secondarie di I e II grado e 900 giovani sportivi della fascia 11-18.

Partecipano al progetto ADP, Aspem. CeLIM, COMI, COPE, LVIA, Progettomondo), gli enti di promozione sportiva CSI e Libertas, Informatici senza Frontiere e Impactskills srl per lo sviluppo delle soluzioni tecnologiche e due Atenei (UniTo e UniTs) per la realizzazione della ricerca e la supervisione scientifica

Avviata nel 2020 con un primo studio del fenomeno affidato all’Università di Torino (Centro Coder) che ha elaborato il primo Barometro dell’Odio nello sport, monitorando i principali social media e le testate giornalistiche sportive, la campagna ha raccolto le testimonianze di campioni dello sport azzurro come Igor Cassina, Paola Egonu, Stefano Oppo, Alessia Maurelli, Frank Chamizo, Valeria Straneo, Angela Carini e tanti altri. Al loro fianco le straordinarie storie di inclusione sociale avvenute attraverso lo sport sul territorio italiano e l’adesione spontanea di decine di sportivi, professionisti e dilettanti, associazioni, scuole o semplici cittadini che sostengono la campagna ritraendosi con la scritta Odiare non è uno sport. Qui la Gallery.

Riparte oggi con nuovo slancio non solo la campagna di sensibilizzazione, che si svolgerà contestualmente alla delicata fase della preparazione Olimpica degli Azzurri verso Parigi 2024, ma anche un importante progetto di prevenzione e contrasto all’hate speech. Progetto che porterà alla realizzazione del secondo Barometro dell’Odio nello sport e al coinvolgimento in percorsi formativi interattivi e multimediali sulle dinamiche dell’odio nello sport 600 docenti di scuole secondarie, 540 allenatori sportivi del target giovanile, 300 dirigenti di società/ASD, 2200 studenti di scuole secondarie di I e II grado e 900 giovani sportivi della fascia 11-18.

Saranno costituite anche 9 squadre territoriali di attivisti digitali anti-odio, composte da studenti e giovani coinvolti nelle attività di formazione, che condurranno azioni di contrasto all’hate speech sportivo in chat e social frequentati dai giovani, attivando reazioni e risposte di valenza dissuasiva ed educativa.
Tutti insieme, con nuovo entusiasmo e determinazione e un obiettivo comune: dire no all’odio nello sport e nella vita.

Per interviste e contatti: ufficiostampa@cvcs.it, 3469546862

 

Il progetto è sostenuto dall’Agenzia Italiana di Cooperazione allo Sviluppo e promosso dal Centro Volontari Cooperazione allo Sviluppo, in partenariato con 7 ong italiane con ampia esperienza nell’educazione alla cittadinanza globale (ADP, Aspem. CeLIM, COMI, COPE, LVIA, Progettomondo), gli enti di promozione sportiva CSI e Libertas, Informatici senza Frontiere e Impactskills srl per lo sviluppo delle soluzioni tecnologiche e due Atenei (UniTo e UniTs) per la realizzazione della ricerca e la supervisione scientifica