Cronache di ordinario razzismo

da | Lug 16, 2021 | Approfondimenti

Quinto Libro bianco sul razzismo in Italia – a cura di Lunaria

Dodici anni di ordinario razzismo: è quanto analizzato da Lunaria nel libro bianco giunto alla sua quinta edizione. Un importante documento che raccoglie più di un decennio di episodi di intolleranza, registrati grazie al lavoro collettivo e quotidiano dell’associazione nel database razzismo, accessibile sul sito www.cronachediordinariorazzismo.org.

Razzismo istituzionale

Il razzismo, ben lungi dall’essere un virus, allunga le sue radici nella storia italiana e assume una forma soprattutto istituzionale. Lo testimoniano, negli anni tra il governo Berlusconi IV (2008-2011) e il secondo governo Conte (2019-2020), i casi di discriminazione (663 su 1.008) i cui responsabili sono soggetti politici o amministrativi.
Il libro bianco contiene 7.426 casi di razzismo documentati tra il 1° gennaio 2008 e il 31 marzo 2020 e il racconto di ventidue storie esemplari.

In nome della memoria

“Memoria” è la parola chiave in nome della quale è stato creato questo documento.
È la memoria che aiuta a cercare le origini profonde del razzismo e della xenofobia, che attraversano la storia del nostro Paese e ne contaminano la cultura, le istituzioni e il dibattito pubblico, intrecciandosi con le migrazioni e le politiche migratorie.

Una disuguaglianza strutturale

Da questi episodi emerge il quadro di un sistema economico e sociale strutturalmente fondato sulla crescita della diseguaglianza.
Una società in cui il discorso d’odio e la violenza di matrice razzista dilagano non solo in ambienti marginali e degradati, ma anche in realtà ben integrate. L’inserimento sociale, infatti, non sempre mette al riparo da violenza e discriminazione le persone immigrate, rifugiate o appartenenti a minoranze.

Razzismo e discorso d’odio: cos’è cambiato dal 2009 a oggi?

Qualcosa, tuttavia, è cambiato rispetto al 2009, anno della pubblicazione del primo libro bianco.
Da allora alcuni episodi di razzismo sono stati perseguiti in giudizio anche a livello penale, dove i giudici hanno riconosciuto il carattere discriminatorio, xenofobo e razzista degli episodi giunti all’esame del tribunale.
Infine, se a partire 2009 abbiamo assistito a una esplosione dell’uso della Rete e dei social network per veicolare il discorso d’odio, oggi tuttavia possiamo affermare che Internet non sia più considerato uno spazio “franco” dove postare liberamente offese, insulti, minacce e istigazioni alla violenza razziste.