Il discorso d’odio (non) è (sempre) a compartimenti stagni

da | Mag 25, 2021 | Approfondimenti

Di che cosa parliamo quando parliamo di odio intersezionale e discriminazioni multiple? Il video del webinar

 

Cosa si intende quando si parla di odio intersezionale? A spiegarlo con grande chiarezza è Barbara Giovanna Bello  ̶  membro della nostra Rete docente di Sociologia del diritto, Università Statale di Milano e membro del CRID (Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e Vulnerabilità) dell’Università di Modena e Reggio  ̶  in questo articolo pubblicato nel portale “Lingua italiana” di Treccani.

«Le rappresentazioni stereotipate e le manifestazioni d’odio a esse connesse sono spesso ricondotte a una singola categoria sociale: ad esempio, genere, origine razziale o etnica, condizione di migrante o richiedente asilo, colore della pelle, orientamento sessuale», scrive Bello.

Tuttavia, precisa, guardando questi fenomeni più attentamente si comprende che l’odio non sempre funziona a “compartimenti stagni”.

Al contrario, il suo repertorio è molto più ampio e succede che spesso una persona possa essere vittima di discorsi di odio per l’interazione tra due o più caratteristiche – reali o presunte – della sua ‘identità’.

Come se si trovasse al centro di un incrocio – per usare una celebre metafora di Kimberlé Crenshaw, pioniera degli studi sulle discriminazioni multiple – nel quale si scontrano motivi diversi, moltiplicando gli effetti della discriminazione subita e ponendo una serie di questioni su cui è necessario riflettere.