La contronarrazione nelle campagne contro l’hate speech online

da | Giu 4, 2024 | Ricerche e tesi di laurea

Contronarrazione

Negli ultimi anni si è tentato affrontare il fenomeno dei discorsi d’odio, online e offline, su diversi fronti: monitoraggio e analisi, normative nazionali e internazionali, coinvolgimento della società civile, contronarrazione.

Quando una narrazione viene presentata come l’unica normalità esistente, negando qualsiasi altra possibilità o, nei casi più estremi, incitando alla violenza contro chi la contesta, i pilastri di una società pluralistica e diversificata vengono messi a repentaglio. Questi includono il diritto alla libertà di pensiero, di religione e di credo, tra gli altri. Il problema diventa ancora più grave quando si tratta di narrazioni violente ed estremiste, come i discorsi d’odio, che minacciano il tessuto stesso di una società civile. Le tecniche di contro-narrazione e narrazione alternativa hanno la finalità di attuare un cambiamento positivo tramite una risposta immediata alle parole ostili. In questo modo, viene proposto un punto di vista e un tono alternativo per indebolire le retoriche tossiche e tentare di avviare un dialogo con l’interlocutore.

L’obiettivo della tesi di laurea magistrale della dott.ssa Fabiola Balestrieri, laureata in Scienze criminologiche per l’investigazione e la sicurezza all’Università di Bologna – e soggetto attivo della Rete nazionale per il contrasto ai discorsi e ai fenomeni d’odio –  è quello di descrivere il ruolo della narrazione positiva nel contrasto all’hate speech online presentando le maggiori esperienze di produzione di metodologie contronarrative su scala nazionale e internazionale, il cui fine è attuare un cambiamento culturale affiancando alla sola regolamentazione anche l’educazione e la sensibilizzazione. 

Tuttavia i progetti avviati da associazioni, organizzazioni e istituzioni hanno già condotto ricerche in relazione all’attualità dell’hate speech, sensibilizzazione all’argomento ed effetti delle campagne di contronarrazione avviate sul web. Per questo motivo, è stato deciso di indagare dal punto di vista qualitativo le tecniche di narrazione alternativa più indicate per promuovere call to action, cioè la partecipazione attiva di chi assiste o subisce in prima persona parole discriminatorie e incitanti all’odio – di matrice razziale e xenofoba – su piattaforme social e qualsiasi ambiente del web.

Per rispondere ai quesiti sociologici, la ricerca ha preso in esame tre tipi di campagne di contronarrazione: “Words are stones” coordinato dall’Associazione di Promozione Sociale Lunaria; “#Ispeakhuman” partito a maggio 2019 messo a punto da Vox – Osservatorio italiano sui diritti con il coinvolgimento di un gruppo di ragazzi del Liceo Scientifico Bottoni di Milano; “Stop Hate for Profit” che nel 2020 ha avuto ampio respiro, dagli Stati Uniti si è diffusa rapidamente assumendo in poco tempo sembianze di un movimento sociopolitico grazie agli sforzi della coalizione composta da Color of Change, ADL, Free Press, Common Sense, Sleeping Giant, Mozilla, LULAC, NAACP e National Hispanic Media Coalition, unite per boicottare le advertising sulle piattaforme appartenenti a Mark Zuckerberg.

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