Rispettare l’identità di genere a partire dal linguaggio: linee guida

da | Apr 3, 2024 | Linee guida

Crisi

a cura del Gruppo Advocacy

 

Il 31 marzo si è celebrato l’International Transgender Day of Visibility (TDoV), ovvero la giornata internazionale dedicata al supporto e alla promozione della visibilità della comunità trans. Nato nel 2009, su proposta dell’attivista Rachel Crandall, è un giorno nel quale riflettere su discriminazioni e pregiudizi, finanche violenza, alle quali le persone transgender sono sottoposte: un giorno nel quale riflettere su quanto l’invisibilizzazione delle persone discriminate per la propria identità di genere sia poi la causa principale della mancanza di empatia e degli stereotipi sociali.

Tutto, come spesso accade, parte dal linguaggio.

Il/la Transessuale? La persona trans/transgender.

Non si sostantivizza mai l’identità di genere (così come non deve essere fatto per l’orientamento sessuale). Essere una persona trans è una delle molteplici caratteristiche delle persone e non può costituire l’unica tanto da diventare sostantivo. L’essere una persona trans è una delle molteplici declinazioni dell’identità di genere, risulta essere naturale e non è una patologia come già stabilito nel 2018 dall’OMS. La parola “transessuale” indicava le sole persone che avessero terminato il percorso di affermazione di genere con l’intervento chirurgico; non essendo questo obbligatorio si preferisce parlare di persona transgender o persona trans.

M2F/F2M? Meglio AFAB/AMAB

“Assigned Male/Assigned Female At Birth”, Assegnato Maschio/Assegnata Femmina alla nascita. Il genere, assegnato alla nascita tramite il marcatore di genere, può non corrispondere all’identità di genere della persona che sviluppa in fase prepuberale: non si è maschio o femmina ma tale assegnazione, in Italia, in modo unicamente binario, avviene subito dopo il parto per necessità amministrative (ad esempio il codice fiscale). Il marcatore di genere viene assegnato, quindi, da altre persone alla nascita.

Disforia di genere? No! Varianza di Genere.

La disforia è disturbo dell’umore affine agli stati di depressione e di irritazione, nel quale ha una particolare importanza l’orientamento verso tonalità spiacevoli. Il termine ha una tendenza patologizzante. Si usa il termine varianza perché l’essere una persona trans è una delle declinazioni, pertanto varianza, dell’identità di genere.

Cambio sesso? Non si cambia sesso ma si intraprende un percorso di affermazione di genere.

La definizione “cambio sesso” è biologicamente, chirurgicamente e giuridicamente errata. Si instaura invece un percorso di affermazione che può portare, o meno, alla rettifica del marcatore di genere (e quindi del genere assegnato alla nascita) del nome assegnato alla nascita e, eventualmente, di un intervento chirurgico in linea con la propria identità di genere.

Dead Name?

Non vi è niente di “dead” ma vi è un nome assegnato alla nascita che verrà rettificato il linea con la propria identità di genere. Il nome assegnato alla nascita potrà continuare ad essere usato dalla persona trans, e non da altri, per raccontare la propria storia.

Solo le persone che abbiano compiuto 18 anni possono esprimere la propria identità di genere?

Assolutamente no! Anche le persone che non abbiano compiuto 18 anni hanno il diritto di vedere riconosciuta la propria identità di genere; questo può avvenire con un percorso psicoclinico, con un ulteriore percorso in Tribunale ma può avvenire, in modo immediato, anche con il riconoscimento della c.d. identità alias durante il percorso scolastico e/o sul luogo di lavoro. Se è vero che il percorso in tribunale rettificherà i dati anagrafici, l’identità alias potrà permettere un valido riconoscimento, garantito dalla stessa tutela allo pseudonimo, in modo immediato all’interno di determinati contesti (ad esempio scuole, università, pubbliche amministrazioni etc.)

Per il rispetto all’identità di genere delle persone con le quali ci troviamo ad interagire non è mai sconveniente, anzi è gradito, poter chiedere quale pronome utilizzare, così sarà chiara l’identità di genere di chi si ha di fronte e poterla rispettare con il giusto linguaggio.