Lilia
Lilia è nata a Napoli e vive nel Regno Unito. E’ Research Associate presso il Centro Studi di Innovazione Sociale dell’Università di Cambridge, ed é co-fondatrice e direttrice del think tank femminista britannico GenPol-Gender & Policy Insights. Da attivista e ricercatrice, si occupa di questioni di genere e giustizia sociale a cavallo tra la Gran Bretagna e l’Italia.
Il prezzo della rivoluzione digitale
Questo libro analizza quello che è forse il fenomeno più significativo degli ultimi 30 anni e lo fa attraverso gli occhi delle donne che in tutto il pianeta ne pagano il prezzo. Quel fenomeno è la rivoluzione digitale e quelle donne sono molto diverse tra loro. Alcune, come Carolina Picchio, vengono violate con l’ausilio di nuove tecnologie. Altre, come Tian Yu, sono sfruttate mentre le producono. Altre ancora non hanno neppure accesso a Internet ma hanno subito stupri brutali in guerre combattute per il controllo di minerali che servono a far funzionare i nostri device.
Patriarcato 4.0
Il fulcro della questione è proprio che la rivoluzione digitale ha avuto origine e continua ad aver luogo in una società capitalista e patriarcale…secondo calcoli recenti hanno subito aggressioni online più di un terzo delle donne del pianeta.
Asimmetrie
Facebook/Meta ha recentemente investito più di ogni altra compagnia social nella prevenzione della violenza online in Europa e nei Paesi angolosassoni. Ma pare non abbia ritenuto opportuno adottare gli stessi provvedimenti nel sud globale, dove subisce significativamente meno pressioni.
L’economia della violenza digitale
Tiziana (Cantone) e tante come lei non hanno sofferto per mani di un’entità acefala misteriosa e incontrollabile chiamata internet: Sono invece state sacrificate sull’altare di un’economia circolare dove l’attenzione generata dalla stampa produce post sui social, traffico sui siti porno e sui motori di ricerca e viceversa, in un loop impietoso e senza fine.
La politica della misoginia online
Se alcuni dei più potenti leader mondiali hanno fatto della misoginia online una delle loro armi principali…possiamo mai sperare che si diano da fare per difendere i diritti delle donne in rete? …l’odio online è oggi adoperato metodicamente da personalità e organizzazioni di ogni colore politico.
Che fare
La lotta per la giustizia di genere nel ventunesimo secolo non può che passare per due binari paralleli: la denuncia della violenza e dello sfruttamento attivati dalla tecnologia, e quella delle oscene disuguaglianze nella sua distribuzione sociale e geografica… Le macro-aree si cui intervenire: la regolamentazione del settore digitale, la democratizzazione dei processi decisionali attinenti alla tecnologia, la tutela dei diritti di chi lavora alla sua produzione, e l’appoggio all’educazione e alle mobilitazioni femministe su questi temi.