Amnesty International Italia ha recentemente pubblicato il Barometro dell’Odio 2024, un rapporto dettagliato che esplora come il diritto di protesta e le persone che fanno attivismo sono rappresentate nel discorso pubblico. Questa settima edizione del rapporto, intitolata “Delegittimare il Dissenso”, evidenzia le sfide che affrontano coloro che esercitano il diritto di protesta, sia online che offline.
Il rapporto combina diverse metodologie di analisi, tra cui interviste, analisi dei social media e studio dei media mainstream. Sono state condotte 30 interviste con attivisti e un esperto di movimenti sociali e partecipazione politica. La raccolta e l’analisi dei contenuti sui social media sono state effettuate tramite l’uso delle API di Twitter e Facebook, coprendo un periodo specifico e focalizzandosi su commenti relativi al diritto di protesta.
I principali Risultati
Uno dei risultati più preoccupanti emersi dal rapporto è l’aumento dei contenuti problematici sui social media. Il 15,3% dei contenuti analizzati risulta offensivo, discriminatorio o incitante all’odio, segnando un aumento significativo rispetto agli anni precedenti. In particolare, i discorsi di incitamento all’odio sono triplicati, superando il 3% del totale dei contenuti analizzati. I risultati dell’analisi svolta confermano la presenza di toni e messaggi che delegittimano e criminalizzano le manifestazioni di dissenso e le persone attiviste.
Per quanto riguarda i temi più colpiti, il rapporto evidenzia che i temi della giustizia climatica e dei diritti economici e sociali sono spesso associati a commenti problematici sui social media. Su Facebook, la giustizia climatica è presente nel 33,5% dei post sul diritto di protesta, mentre i diritti economici e sociali sono presenti nel 14,4% dei casi. Anche l’immigrazione (2,3%) e i diritti delle donne (2,2%) sono temi che generano un alto numero di commenti problematici. Su Twitter, quasi un terzo dei post sul diritto di protesta riguarda la giustizia climatica.
I bersagli dell’odio online sono le donne e le persone con background migratorio. Seguono la comunità Lgbtqia+ e le persone indigenti. Questi gruppi sono spesso oggetto di attacchi mirati, che variano dall’offensivo all’incitamento esplicito all’odio e alla violenza.
Il rapporto analizza anche come le proteste sono rappresentate nei media tradizionali. È emerso che le proteste sono spesso narrate in modo distorto, con un’enfasi sui presunti danni piuttosto che sulle motivazioni alla base delle manifestazioni. Questo approccio tende a delegittimare le proteste, criminalizzando le azioni degli attivisti. I telegiornali delle principali reti nazionali mostrano differenze significative nel modo in cui raccontano le proteste, con alcune reti che enfatizzano maggiormente gli aspetti negativi rispetto ad altre.
Inoltre, viene rivelato che i temi della giustizia climatica e dei diritti economici e sociali, quando associati al diritto di protesta, generano una maggiore quantità di contenuti problematici. Questo riflette una narrazione che tende a delegittimare e criminalizzare le proteste su questi argomenti, ostacolando un dibattito pubblico costruttivo.
Le raccomandazioni
Amnesty International propone una serie di raccomandazioni per combattere i discorsi d’odio, rivolte a: piattaforme social network; Governo italiano; Governo, rispetto all’utilizzo istituzionale di linguaggio e media nella comunicazione politica e di crisi; Parlamento, Autorità garante delle comunicazioni, in quanto ente coordinatore dei servizi digitali per l’Italia nell’ambito del DSA; mezzi di informazione, rispetto alla promozione di una narrazione delle azioni di protesta che non sia criminalizzante e che spieghi le ragioni delle proteste; mezzi di informazione, rispetto al racconto delle persone o dei gruppi di persone più esposte al rischio di discriminazione; forze di polizia, rispetto all’esercizio del diritto di cronaca da parte di operatori della comunicazione in occasione di azioni di protesta.
Attraverso le sue raccomandazioni, Amnesty International invita tutti gli attori coinvolti a promuovere un discorso pubblico più inclusivo e rispettoso dei diritti umani.
Per ulteriori dettagli, scarica e leggi il rapporto completo!