Linee guida per l’applicazione della Carta di Roma

da | Gen 27, 2021 | Linee guida

Il “protocollo deontologico concernente richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti”, noto come Carta di Roma, è stato scritto nel 2008 da FNSI (il sindacato dei giornalisti) e dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei giornalisti sulla base dei principi contenuti nelle carte internazionali dei diritti umani, nelle convenzioni europee, nella Costituzione italiana.
La Carta ha lo scopo di fornire le linee guida per trattare in modo appropriato le informazioni che riguardano l’immigrazione nel nostro Paese.

Il primo principio della Carta di Roma prescrive di utilizzare termini giuridicamente appropriati per restituire al lettore e all’utente la massima aderenza alla realtà dei fatti.
L’uso dei termini corretti, la verifica dei fatti e la consultazione di esperti sono infatti strumenti di primaria importanza per arginare i discorsi e i fenomeni d’odio.
Ad esempio, la Carta sconsiglia di usare il termine “clandestino”, poiché contiene un giudizio negativo aprioristico sul migrante ed è giuridicamente sbagliato.
Il documento contiene una serie di glossari che precisano il significato e l’uso dei termini appropriati per definire i migranti, il loro status e i diversi tipi di accoglienza, le operazioni SAR (Search And Rescue) di ricerca e soccorso in mare e i termini che definiscono minoranze quali musulmani, rom e sinti.

Tutelare i richiedenti asilo, i rifugiati, le vittime della tratta e i migranti, in modo che non vengano identificati se scelgono di parlare con i giornalisti, è il secondo principio della Carta di Roma. Il rischio infatti è che le loro famiglie rimaste in patria subiscano ritorsioni anche gravi.

Il terzo principio della Carta di Roma raccomanda di “evitare la diffusione di informazioni imprecise, sommarie e riflettere sul danno che può essere arrecato da comportamenti superficiali e non corretti, che possano suscitare allarmi ingiustificati, anche attraverso improprie associazioni di notizie, alle persone oggetto di notizia e servizio; e di riflesso alla credibilità della intera categoria dei giornalisti”.
Il documento dà indicazioni su come affrontare le notizie di criminalità, quelle degli allarmismi contro immigrati e rifugiati, l’accoglienza e gli episodi di razzismo.

La Carta fornisce anche una serie di interessanti linee guida su come trattare l’hate speech. Come deve comportarsi il giornalista di fronte a dichiarazioni o post, spesso di esponenti politici, che incitano all’odio?

  • Non cadere nella trappola di esperti di comunicazione e media senza scrupoli che cercano nei media una cassa di risonanza per le loro affermazioni sensazionaliste. I giornalisti devono verificare le dichiarazioni e i fatti per non diffondere fake news e non incoraggiare ostilità e violenza contro qualcuno o determinati gruppi di persone, specialmente se vulnerabili.
  • Capire se il discorso d’odio costituisce un episodio isolato o fa parte di un preciso schema che si ripete nel tempo in modo deliberato: il secondo caso è un indicatore utile per individuare il discorso d’odio.
  • Comprendere se il discorso ha intenzione di attaccare i diritti umani di singoli individui o di gruppi. Se è così, spiegare al lettore il contesto nel quale è stato pronunciato, individuando gli obiettivi di chi parla e l’impatto sulle vittime dell’hate speech.
  • Valutare se il discorso è pericoloso, ovvero se è pronunciato in pubblico di fronte a una platea di persone eccitabili e se istiga all’odio e alla violenza contro qualcuno.
  • Tenere conto del clima in cui il discorso è pronunciato. Ad esempio, le campagne elettorali sono terreno fertile per l’hate speech. Invece di citare letteralmente un discorso d’odio, meglio parafrasarlo senza usare termini insultanti.

Linee guida Carta di Roma 2018-1